Chiunque lavori in un contesto aziendale, dal top manager all’operatore o all’impiegato, ha quotidianamente a che fare con l’organizzazione aziendale. L’organizzazione è infatti ciò che permette ad ogni azienda di consegnare ogni giorno valore ai propri clienti.
Dal momento che ognuno di noi ha quotidianamente a che fare con l’organizzazione aziendale, questa finisce per essere gestita principalmente “a buon senso”.
Si tende quindi a dimenticare quanto l’organizzazione aziendale sia una vera e propria disciplina ricca di teorie, tecniche e metodi applicativi, e di quanto il successo dell’organizzazione dipenda strettamente dall’esperienza di chi la struttura.
Cosa significa quindi portare all’eccellenza l’organizzazione di un’azienda?
Significa far sì che tutte le risorse (persone, materiali, strumenti) siano coordinate tra di loro (processi) in modo da orientarne i risultati (output) verso gli obiettivi dell’azienda.
Per giungere allo scopo è necessario impostare correttamente i fattori di successo dell’organizzazione, quali:
In ogni realtà di successo, ciascuna di queste variabili diventa oggetto di riesame e riprogettazione.
Il vantaggio di approcciarsi al campo dell’organizzazione aziendale è che le best practice da applicare sono indipendenti dallo specifico settore di appartenenza dell’azienda. I principi ed i metodi che si utilizzano per impostare correttamente un’organizzazione, infatti, non cambiano al cambiare della natura di ciò che viene erogato o gestito dall’azienda.
L’organizzazione, in sintesi, è indipendente dalle tecnologie, dai prodotti e dai cicli produttivi, e lo stesso vale per le aziende che erogano servizi invece che beni tangibili.
In ultimo, una azienda bene organizzata sarà in grado di:
L’organizzazione si pone quindi “a servizio del business”.
Paolo Di Medio
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Ho letto i vostri articoli che trovo molto interessanti nel contenuto potenziali per le aziende.
Considerare i fattori strategici, progettuali ed organizzativi danno motivazione ma spesso le aziende sono fatte di persone che di cambiamenti non ne vogliono sapere e se anche offri la tua esperienza cercando di aprirgli la mente considerano inutile l’approccio costruttivo.
Personalmente credo che insieme si possono ottenere ottimi risultati circondandosi di un team motivato di energie positive.
BUON LAVORO A TUTTI
Consulente aziendale
Buonasera Simona, il suo commento tocca uno dei “nervi scoperti” di chi come lei e me esercita, o ha esercitato, la professione di consulente aziendale. Non sempre si ha infatti una capacità di intervento sull’organizzazione allineata alle proprie aspettative. Il problema risiede in una moltitudine di fattori che pervadono l’organizzazione a diversi livelli, possono minare il successo di un progetto di consulenza e hanno a che vedere con diverse ragioni e pulsioni. Elencare tutti i fattori tutti sarebbe lungo e certamente noioso, ma voglio citare un episodio emblematico tratto dalla mia memoria. Mi trovavo a svolgere una visita commerciale presso un potenziale cliente (dirigente/imprenditore) che aveva chiamato me e colleghi con l’intento di avvalersi del nostro supporto per migliorare l’organizzazione aziendale. Bene, l’intero incontro fu una ripetizione da parte sua di frasi del tipo “Questo potrei farlo io, se avessi tempo” / “Sapete, avremmo certo le competenze per gestire internamente questo progetto, ma dobbiamo dedicarci ad altro” / “Certo, queste cose le abbiamo già fatte varie volte”. Un inizio non certo in discesa, se già il cliente (che dovrebbe fare da sponsor interno verso l’azienda) mal digerisce la presenza del consulente.
Ripensando all’incontro nei giorni seguenti, mi resi conto che per un manager ingaggiare un esperto di organizzazione può essere scomodo tanto quanto dover andare dal medico, perché richiede di: 1) ammettere che si ha un problema; 2) accettare la diagnosi e sottoporsi pazientemente alla cura; 3) corrispondere il giusto onorario.
Maturare questa consapevolezza fu molto istruttivo, professionalmente parlando.
Cordiali saluti e buon lavoro anche a lei.